Team EAF | Rubrica NotLove - STOP violenza sulle donne
Una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

Perché proprio il 25 novembre? Questa data è stata scelta dall’Onu nel 1999 perché, nel 1960, in Repubblica Domenicana fu il giorno in cui vennero uccise le tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal per aver combattuto, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle), il regime autoritario di Rafael Trujillo. Il loro modo di essere donne irritò il regime, la loro opera rivoluzionaria fu talmente tanto efficace e potente da diventare icone e simboli di libertà e di opposizione alla violenza.
Siamo state amate e odiate,
adorate e rinnegate,
baciate e uccise,
solo perché donne.
Alda Merini
Nel 2022, in Italia, ogni tre giorni una donna è stata uccisa. Nel mondo sono ancora troppi i casi di donne che vengono maltrattate, picchiate, violentate e uccise. Questo fenomeno rappresenta una violazione dei diritti umani e ha migliaia di forme: dalle minacce, attacchi verbali e violenza psicologica, alle aggressioni fisiche, stalking, stupro e anche l’omicidio che, in questo caso specifico, è definito femminicidio. La violenza sulle donne, e qualsiasi tipo di violenza, va e deve essere condannata tutti i giorni.
È vero, non mi hai praticamente mai picchiato. Ma le tue grida, la tua faccia paonazza, le bretelle slacciate e tenute pronte sulla spalliera della sedia, erano quasi peggio. Franz Kafka
Esiste una forma di violenza silenziosa che spesso si nasconde tra le mura domestiche, sul luogo di lavoro, tra i banchi di scuola. È quel tipo di violenza che non lascia mai segni visibili sulla pelle, ma riesce lo stesso a colpirti dentro, come un pugno allo stomaco, un coltello tra le viscere. A volte basta una parola o un semplice gesto. Altre volte è un subdolo tentativo di manipolare l’altra persona, di farla credere pazza, di toglierle la dignità fino ad annientarla. Fare violenza psicologica è come compiere un crimine, si finisce per uccidere ciò che è più sacro all’essere umano: l’anima. Un’anima traumatizzata non torna più all’innocenza di prima. Quella ferita, quell’annientamento se lo porterà con sé per tutto il resto della vita.
Spesso queste situazioni avvengono tra le pareti di casa, tra i muri della cucina o della nostra
camera. Il mostro non dorme sotto il letto, il mostro può dormire accanto a noi. Nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni prevedibili, altre volte queste situazioni si ripetono secondo uno schema ben preciso. Altre situazioni ancora sono caratterizzate dall’alternarsi di momenti violenti con quelli luna di miele costituiti da pentimenti, scuse e forse anche da regali: un vortice in cui la donna viene inghiottita dalla violenza, spesso lasciata totalmente sola a sé stessa. Le dinamiche di una relazione violenta, infatti, sarebbero riconducibili a un ciclo di fasi che portano la vittima a un disorientamento che le impedisce di valutare lucidamente la situazione che sta vivendo.
La violenza contro le donne, definita anche violenza di genere, produce conseguenze elevate, nelle sue varie forme, in termini di salute fisica e psichica delle vittime. Supportare e aiutare le donne ad uscire dal vortice della violenza non è spesso facile ma è assolutamente necessario. La legge e le istituzioni hanno un ruolo fondamentale in tutto questo. Negli anni Settanta l’ONU ha redatto la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna. Nel 2011 il Consiglio d’Europa ha approvato la Convenzione di Istanbul, che afferma che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. La Convenzione prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
Negli anni, grazie anche all’operato di associazioni e alle manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica, il legislatore è intervenuto, cercando di rafforzare la normativa in materia di tutela e prevenzione dei femminicidi. In particolare, gli interventi più importanti sono stati codice rosa e codice rosso, ottenuti soprattutto grazie alle spinte dell’Unione Europea e in attuazione alle direttive della stessa. La caratteristica che accomuna questi due codici è la qualità del soggetto da proteggere: donne o bambini e, in senso lato, anche uomini, che subiscono soprusi, violenze e discriminazioni gravi in ambito familiare, ove il carnefice è un soggetto conosciuto, con il quale il più delle volte si convive. Quando scatta l’attivazione dei codici rosa e rosso, si genera una vera e propria “corsia preferenziale”, al fine di garantire un migliore e tempestivo coinvolgimento delle autorità. Bisogna però affermare che, purtroppo, le normative, seppur importantissime, restano carenti in alcuni punti, perché spesso ambigue o poco attente al concetto di “vulnerabilità”. Sebbene, infatti, l’ordinamento abbia tentato con queste innovazioni di proteggere maggiormente le vittime in realtà la radice del problema permane, perché l’educazione di genere è un fattore completamente tralasciato. La violenza di genere, infatti, non è una questione solo privata, ma un vero e proprio problema sociale che affonda le sue radici in una parte dei nostri retaggi culturali. Solo un intervento a 360° può davvero incidere e cambiare la società.
È la cultura che deve cambiare: le credenza, la storia e il comportamento che stanno alla base della cultura. Mettere fine alla violenza contro le donne non è una forma di altruismo o qualcosa che si fa come atto caritatevole. Non è neppure qualcosa che si possa stabilire per legge, anche se le leggi contribuiscono a proteggere le donne. Eve Ensler
I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità. Kofi Annan
Se sei vittima di violenza o stalking chiama il 1522
IL TEAM EAF CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Alexssandra Minissale, Vincenzo Rossano, Daniel G. Barone, Maria Piccirillo
Contatti: eaf.educarealfemminismo@gmail.com
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