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Oliva Denaro - Recensione

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Alexssandra Minissale | Advice – Leggo, vedo, recensisco



Trama: È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no.


La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. […] Viola Ardone torna con un’intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.


- Proposto da Concita De Gregorio al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:

«Per la potenza della voce della protagonista, che ci parla da un tempo e da un luogo in cui la parola libertà, per una giovane donna di sedici anni, era da inventare. Per la forza del racconto corale di un paese di Sicilia che custodisce la matrice di caratteri e dinamiche certamente arcaici, ma tuttora presenti nel comune sentire e capaci di retroilluminare l’origine del nostro senso comune. Per il pudore, la riconoscenza e la grazia con cui rende omaggio alla storia di una donna realmente esistita, celebre e vivente, che pur essendo fondamento e simbolo di emancipazione ha scelto di condurre il resto della sua esistenza nel riserbo e nella discrezione. Per il rispetto che le porta. Per la forza letteraria del romanzo, per l’assenza di retorica edificante, per la freschezza e la precisione dello sguardo. Per la capacità di orchestrare dialoghi e silenzi, di dare corpo al pensiero inespresso. Un romanzo che non si può non amare, non si può non portare Oliva Denaro per sempre con sé.»


Autrice: Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell’editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (Salani, 2013), Una rivoluzione sentimentale (Salani, 2016), Il treno dei bambini (Einaudi, 2019) e Oliva Denaro (Einaudi, 2021).


Recensione

Catapultati nella Sicilia degli anni ‘60, la voce di Oliva Denaro è forte, fragile e potente allo stesso tempo. La sua voce sembra di sentirla: attraverso i suoi pensieri e i suoi dubbi, attraverso le incertezze legate all’essere donna in quel periodo. Attraverso di lei scopriamo i conflitti che vivono dentro tutte le donne del suo tempo. L’Oliva adolescente, infatti, si pone tanti interrogativi, uno tra i tanti è perché deve essere trattata in modo diverso dal fratello? Perché la madre la vorrebbe sempre composta e sotto controllo? Gonna lunga per imposizione, scialle sul capo, occhi bassi, passeggiata in compagnia.


«Le regole del ballo sono: stai lontana dai maschi, non cantare a squarciagola, non agitare i fianchi come una indemoniata. Non sta bene per una femmina alzare le braccia sopra la linea delle spalle, dice mia madre»


A quindici anni ormai sei grande e non c’è più bisogno di studiare, non puoi avere grilli per la testa, sei una donna e allora soltanto una cosa devi fare, il tuo unico scopo in questa vita: trovare un buon marito, fare dei figli e occuparti di loro e della casa. Sei nata per questo, la tua storia è già scritta e non puoi inventarti un finale diverso.


«La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna»


Nelle parole di Oliva Denaro c’è tanto: dal contesto culturale alla percezione che si aveva della donna. Non è soltanto la sua storia ma è la storia di tutte quelle donne che hanno pensato di non avere scelta. È la storia di tutte quelle donne che non hanno potuto studiare e a cui è stata imposta un’unica alternativa: essere moglie, essere madre. Nient’altro che questo.


«Io sono Oliva Denaro, e sono pure loro: la vecchia sdentata seduta accanto a me dentro al capanno, le comari vestite di nero radunate per il rosario, le compagne di scuola con le gonne lunghe e gli occhi bassi, Crocifissa che si vanta di aver il marchese. Sono anche mia madre, e un giorno diventerò come lei senza nemmeno avere il tempo di accorgermene. Galline siamo noi, femmine di pollaio»


Oliva Denaro narra un’Italia sbagliata eppure accettata dalle donne e dagli uomini del suo tempo: la lupara per vendicarsi, il delitto d’onore, il matrimonio riparatore. Un Paese dove il torto si ripagava col matrimonio e in cui gli uomini, protetti dalla legge, hanno davvero pensato di poter comprare l’affetto e il corpo di una donna con la forza e un matrimonio riparatore. Ed è proprio quello che succede a Oliva: rapita dal figlio del pasticciere che lei rifiuta e che, dopo averla violentata, è convinto che a quel punto il matrimonio riparatore sarà inevitabile.


- Mai ci ho scambiato parola. - E che vuoi scambiare? Basta uno sguardo, basta un sorriso, femmina che sorride ha detto sì.



Oliva Denaro però si oppone al matrimonio riparatore, non vuole sposare una persona che non ama e che le ha fatto così tanto male. Il suo no graffia l’Italia di quel tempo, è un no che rimbomba, che scuote, che fa la storia. In Oliva Denaro l’autrice riscrive la storia di Franca Viola che rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva presa con la violenza, raccontando una storia di coraggio e di riscatto individuale capace di influenzare il destino di tutte le donne dopo di lei.




«Fino a che non c’è giustizia non si può essere veramente liberi»


Concordo, infine, con la giornalista e scrittrice Concita De Gregorio quando afferma che non si può non portare Oliva Denaro per sempre con sé. Dopo aver concluso le pagine di questo libro di Viola Ardone ho pensato molto a Oliva Denaro. Ho pensato a quanto dovremmo essere grate alle donne di ieri per tutte le battaglie che hanno combattuto anche per i nostri diritti. Se oggi non siamo più Oliva Denaro è grazie a loro e al loro coraggio, al loro grande esempio. Penso tuttavia che non sia ancora il momento di smettere di lottare. Non bisognerebbe mai dimenticare – ci insegna Simone De Beauvoir, figura chiave della seconda ondata femminista – che può essere sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione e, per questo motivo, dovremmo sempre restare vigili.



E mi chiedo: chi dovranno ringraziare le donne del futuro?










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