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Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più - Recensione

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Aggiornamento: 15 ott 2022

Alexssandra Minissale | Rubrica Advice - Leggo, vedo, recensisco

Trama: Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.


Autrice: Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. È una scrittrice, blogger, drammaturga, critica letteraria e opinionista televisiva italiana.


Illustrazioni a cura di Anarkikka (Stefania Spanò).


Stai zitta; ormai siete dappertutto; come hai detto che ti chiami?; brava e pure mamma!; spaventi gli uomini; le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne; io non sono maschilista ma; sei una donna con le palle; adesso ti spiego io; era solo un complimento!; sono solo parole.

Ogni capitolo di Stai zitta, scritto da Michela Murgia e pubblicato da Einaudi, si apre con una di queste frasi che almeno una volta nella vita abbiamo sentito tutti pronunciare. Tutti e tutte, almeno una volta, siamo state vittime e/o carnefici e abbiamo ricevuto o pronunciato frasi sessiste, anche senza accorgercene, perché alcune frasi o espressioni che sostengono il patriarcato esistono sotto mentite spoglie, ormai radicate così tanto nella nostra società che spesso appaiono ai nostri occhi normalità e, certi comportamenti, soltanto perché li abbiamo sempre visti, non significa che siano giusti. Ecco, tra una pagina e l’altra mi è capitato di pensare "Ah, non ci avevo pensato! Non ci ho mai fatto caso!". Quante sono state le volte in cui abbiamo sentito certe frasi? Quante volte le abbiamo sentite pronunciare? Quante volte in un gruppo di uomini abbiamo dovuto parlare più forte per far sentire la nostra opinione e quante volte siamo state interrotte?


Stai zitta mette nero su bianco delle verità certamente scomode, tutto ciò che in realtà ci sta davanti quotidianamente ma che non sempre siamo disposti a osservare, spesso le vediamo soltanto distrattamente. Il linguaggio che utilizziamo, però, è utile a costruire una parità di genere e stroncare discriminazioni, il rispetto parte e passa attraverso le parole. Dovremmo smettere di passarci su, di ignorare, giustificare, normalizzare ogni frase a sfondo sessista, maschilista. Le parole dimostrano che nonostante i numerosi progressi fatti in campo di disparità di genere, ancora abbiamo da combattere per sradicare certi stereotipi.






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