Alexssandra Minissale | Rubrica Attualità EAF
L’8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente nell’ambito delle associazioni femministe. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po’ sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche da connotati di carattere commerciale.
Non una festa, ma un momento per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute dal genere femminile, oltre che le battaglie combattute per far ascoltare la propria voce. L’8 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della Donna. Ma come nasce questa ricorrenza? L’origine della festa è controversa, esistono svariate ipotesi: vediamone insieme qualcuna.
La Festa della Donna ha origini tedesche, con precisione ha origine a Stoccarda.
Tra il 18 e il 24 agosto 1907, ben 25 Nazioni, parteciparono al Congresso della Seconda Internazionale Socialista e tra i temi trattati in questo Congresso particolare attenzione viene rivolta alla questione femminile e alla rivendicazione del voto delle donne.
I partiti socialisti dichiararono di impegnarsi alla lotta per l’introduzione del suffragio universale e un anno dopo, nel 1908, il Partito Socialista di Chicago organizzò una conferenza chiamata Woman’s Day dedicata, appunto, alle donne e al loro diritto al voto.
Dal 23 febbraio 1909 ci furono varie manifestazioni, fino ad arrivare al 22 novembre: giorno in cui a New York si riunirono in sciopero più di 20.000 lavoratrici.
La Giornata internazionale dell’operaia, la cui denominazione cambiò poi in Giornata internazionale della Donna, iniziò a essere celebrata in Italia nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo.
L’iniziativa però si intensificò nel 1945, quando l’Unione Donne in Italia celebrò la Giornata nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo. Solo l’8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l’Italia ricordò la Giornata e venne scelto come simbolo quello della mimosa*. Questa data poi venne ufficializzata dall’Onu il 16 dicembre 1977 come ricorrenza della Giornata Internazionale della Donna.
Anche in Italia inizialmente l’avvenimento originario sembra essere quello dello sciopero di operaie newyorkesi nel 1857**, ma, a partire dagli anni 50, si afferma la versione delle operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica.
Alla leggenda legata alla strage avvenuta l’8 marzo del 1908 tra le mura della fabbrica di abbigliamento Cottons, a New York, che avrebbe provocato la morte di 129 donne, si fa risalire l’origine di questa Giornata. Ma non ci sono prove e/o documentazioni a riguardo. Un evento analogo avvenne, però, veramente il 25 novembre 1911, all’interno della Triangle Shirt Waist Company di Manhattan, uccidendo 146 lavoratori: la maggior parte donne che, con gli ingressi volontariamente bloccati***, rimasero intrappolate, bruciando vive o costrette a lanciarsi dalle finestre dell’edificio.
Non siamo sicuri che questa tragedia sia all’origine dell’8 Marzo. Ma forse non c’è episodio più significativo per cogliere da vicino la condizione della donna nella società industriale: sfruttata per pochi soldi, priva di diritti, tra cui anche il diritto di voto; circondata dal pregiudizio di una presunta inferiorità morale e intellettiva rispetto all’uomo.
Che l’8 Marzo sia quindi la Giornata internazionale della Donna, delle sue battaglie e delle tante conquiste fatte e ancora da compiere (in Italia e nel mondo) e non soltanto una festa commerciale, con l’unico scopo di regalare un mazzo di mimose. Perché i fiori che ci regalerete, sono ancora incolore e non profumano di libertà.
* Fu scelta la mimosa perché era uno dei primi fiori a sbocciare a inizio marzo e aveva il vantaggio di essere poco costosa.
** L’8 marzo centinaia di operaie tessili di New York scioperano contro salari bassi, lavoro minorile e inumane condizioni in fabbrica.
*** Queste donne lavoravano 60 ore la settimana, non contando gli straordinari imposti, e venivano pagate veramente poco. L’orario di lavoro era estenuante, la sorveglianza feroce. Gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire loro di lasciare il proprio posto di lavoro prima della fine del turno. Diritti zero e sicurezza inesistente.
Fonti:
Corriere della Sera; Nuova Atlantide
Libro consigliato per approfondire:
8 marzo. Storia, miti e riti della Giornata internazionale della donna (di Tilde Capomazzo, Marisa Ombra)
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