Daniel G. Barone | Rubrica Attualità EAF
Secondo l’ultimo report del World Economic Forum, la pandemia avrebbe allungato i tempi di circa 35 anni per colmare il divario di genere nei vari ambiti di vita. Adesso dovremmo attendere più di un secolo per raggiungere l’obiettivo della parità di genere, 135 anni circa, secondo le stime; e con l’avvento della digitalizzazione e i conseguenti lavori del futuro, la situazione non sembra affatto migliorare.
Il Gender Gap indica, tradotto letteralmente, il divario tra il genere maschile e femminile in diversi ambiti della vita quotidiana (occupazione, retribuzione, salute, educazione, ecc.). Uno dei maggiori obiettivi dell’Agenda ONU 2030 è proprio quello di colmare questo divario nei vari ambiti, come quelli sopracitati: il quinto obiettivo, non a caso, consiste nel voler raggiungere l’uguaglianza di genere in ogni ambito di vita e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze.
Il World Economic Forum, promotore dell’agenda globale, da diversi anni tiene sotto osservazione il cosiddetto Gender Gap globale. Secondo le stime del suo ultimo report, i tempi per colmare questo divario si aggirano attorno ai 135 anni; 35 anni in più rispetto alle previsioni effettuate nella precedente edizione del 2020. Questo peggioramento sembrerebbe dovuto alle conseguenze economiche e sociali della pandemia, che ha messo ancora più in evidenza il divario di genere. Le donne hanno sperimentato maggiori tassi di disoccupazione, poiché impiegate in settori che sono tra i più largamente colpiti dalla pandemia, quali ad esempio: servizi, turismo, ristorazione. Inoltre, con l’avvento della digitalizzazione e l’automazione, le donne risultano essere ancora più sottorappresentate nei lavori del futuro. Le aree professionali, come quelle STEM (Science, Technology, Engineering and Math) e digitali, sono proprio quelle in cui il Gap è ancor più evidente. Secondo le indagini del World Economic Forum, le donne rappresentano solo il 14% della forza lavoro nel Cloud Computing, il 20% nell’ingegneria e il 32% nei dati e nell’Intelligenza Artificiale. Costituiscono il 35% degli studenti STEM nelle università e il 29,3% dei lavoratori nel settore della ricerca scientifica e dello sviluppo. In compenso, il divario di genere si sta colmando gradualmente nei settori dell’istruzione e della salute. Sono 37 i paesi che hanno raggiunto una parità di genere nell’istruzione, tuttavia, per colmare del tutto questo divario, ci vorranno ancora, circa, 15 anni.
Nel campo della salute, invece, più del 95% del Gap di genere sembra esser stato già colmato. Tra i Gap più critici, secondo il Global Gender Gap Index, vi sono: politica e economia. Il report ha rilevato che il divario di genere in politica dovrebbe richiedere circa 145 anni per essere colmato. Solo il 26% dei seggi parlamentari, nei 156 paesi presi in esame dal report, sono detenuti da donne, e solo il 23%, circa, dei ministri del governo sono donne. Più della metà dei Paesi presi in esame, (81), non hanno mai avuto una donna come capo di stato. Per quanto concerne il divario di genere in ambito economico, più precisamente il cosiddetto Gap Salariale, il report ha stimato che ci vorranno circa 268 anni per poterlo colmare. L’Italia si guadagna il 41esimo posto nella classifica, salendo di 13 posizioni, per quanto concerne la parità di genere in ambito politico. Tuttavia, scende al 114esimo posto per quanto riguarda l’ambito economico. I paesi migliori da questo punto di vista, secondo la classifica stilata dal World Economic Forum (Vedi sotto), sono i paesi del Nord Europa: prima tra tutte l’Islanda (89, 2%), poi la Finlandia (86,1%) e, infine, la Norvegia (84,9%). E, forse, non è un caso che tutt’e tre abbiano in comune anche il fatto di avere dei premier donna: Katrin Jakobsdottir (Islanda), Sanna Marin (Finlandia) ed Erna Solberg (Norvegia).

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