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L’arte è la voce di Shamsia Hassani

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Vincenzo Rossano | Power – Storie di chi ha fatto la storia

Nata a Teheran, classe 1988, donna, afghana, professoressa di scultura all’Università di Kabul ma, soprattutto, prima graffitista dell’Afghanistan: lei è Shamsia Hassani, l’artista che sta spopolando tra le donne della sua nazione e in tutto il Medioriente, sino a raggiungere risonanza mondiale.


Appassionata alla pittura sin da bambina, ha avuto modo di potersi dedicare alla sua vocazione solo da adulta, iscrivendosi al corso di arte tradizionale presso l’Università di Kabul, dove poi ha ottenuto il posto di docente di scultura. Nel 2005, poco dopo essersi laureata, ha fondato il collettivo d’Arte contemporanea Rosht.



La popolarità di Hassani è dovuta ai suoi graffiti, opere ritraenti volti di donne afghane con delle caratteristiche ben precise. Con la sua arte intende ispirare, dare forza e mostrare l’enorme gentilezza delle donne afghane, nonostante la loro condizione sociale. Le sue protagoniste hanno dei volti semplici e con pochi tratti essenziali, pacati e desiderosi d'affrancarsi dalle rigide regole loro imposte. Si direbbe che siano delle ragazze sognatrici. Tuttavia, dietro quell’aria tenera si nascondono la tristezza e la constatazione della realtà. Shamsia Hassani sceglie, infatti, di disegnarle prive di bocca, perché non possono parlare, devono tacere e non hanno nemmeno il diritto di opporsi apertamente senza rischiare conseguenze. Non sono nuove le notizie di donne scienziate, professoresse, avvocate eccetera che vengono arrestate ingiustamente o subiscono soprusi, solo perché acculturate e affermate socialmente, come se studiare fosse un crimine.


La cultura mediorientale è, per certi versi, profondamente diversa da quella occidentale. Molte delle usanze afghane potrebbero apparirci strane e cariche di retaggi culturali, ma questa è la loro società e come tale dobbiamo rispettarla. Ciò che Shamsia Hassani vuole contestare è, però, la mancanza di possibilità di scelta, se attenersi e aderire o meno a queste regole di condotta. Il rispetto verso le donne e la totale subordinazione delle stesse contro la loro volontà, diviene il punto focale dei suoi graffiti che cercano di denunciare e, al contempo, di infondere speranza, come se volesse comunicare a ciascuna donna "Guarda cosa ci accade ogni giorno e guarda anche come siamo forti. Tu non sei sola e questa battaglia è anche la mia".



Su alcuni muri di Kabul e sul suo sito web, luogo principale dove espone le sue opere (essendole spesso intimato di non esporre i suoi lavori sui muri di città), si possono osservare e ammirare i suoi graffiti. Oramai affermata e anche premiata, Shamsia Hassani continua a opporsi a un sistema che non è più ritenuto tollerabile, rappresentando centinaia di migliaia di donne. L’arte, si sa, è spesso uno dei mezzi più potenti per lanciare un messaggio e Shamsia ha saputo sfruttarlo al meglio, protestando, letteralmente, in modo artistico.







Lei è una delle tantissime donne che all’unisono chiedono più diritti e, in generale, maggiore rispetto per l’autodeterminazione dell’individuo. Sono opere come le sue a poter dare voce anche a chi la voce non può usarla. Sono persone come lei a ricordarci che i diritti sono conquiste, non regali.











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