Samuel Ferro, Alexssandra Minissale | Rubrica Attualità EAF
«La legge 22 maggio 1978, n. 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica».
La legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza viene sempre applicata? Oggi, dati alla mano, la risposta è no. Nonostante l’aborto sia un diritto della donna e nonostante la legge italiana lo garantisca da più di quarant’anni, spesso, purtroppo, ancora è un diritto che viene negato e giudicato alla donna. Il motivo è che l’Italia ha un problema di obiettori di coscienza tra i ginecologi. La scelta dell’obiezione viene fatta sia per convinzioni etiche che per motivi professionali, ed è un grosso limite per il diritto all’aborto. Questo succede nonostante la legge n.194 stabilisca che il numero di medici obiettori di un ospedale non può impedire un’interruzione volontaria di gravidanza.
«Ci sono infatti vari motivi per cui i medici si dichiarano obiettori. Silvia De Zordo, antropologa ricercatrice all’Università di Barcellona, li ha analizzati in uno studio condotto tra il 2011 e il 2012 all’interno di quattro ospedali di Roma e Milano. Il più scontato è la fede religiosa e la convinzione che l’embrione sia una forma di vita da salvaguardare. Sia la religione cattolica, la più diffusa in Italia, che altri credi, considerano l’aborto una forma di omicidio e ci sono associazioni cattoliche che si impegnano per diffondere questa concezione e invitare il personale sanitario all’obiezione di coscienza».
In Molise, la regione con il più alto tasso di medici obiettori di coscienza, nel 2022 ci sarà solo una dottoressa non obiettrice di coscienza che permetterà alle donne di abortire in sicurezza e in strutture sanitarie organizzate, solo UNA in tutta la regione.
In Italia, nel 2018, il 69% dei ginecologi era, ed è, obiettore di coscienza: più della metà.
Ciò spinge le donne a dover ricorrere a strutture private, spesso anche illegalmente, senza l’assicurazione di un trattamento sanitario adeguato, mettendo a rischio anche la propria salute.
I dati del ministero della Salute dicono che su 558 strutture pubbliche con un reparto di ostetricia e ginecologia, solo in 362 vengono effettuate interruzioni volontarie di gravidanza.
Come ha spiegato Michele Mariano* in un’intervista a Repubblica, «chi fa aborti non fa carriera: trovatemi un primario che ne faccia. In Italia c’è la Chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge questo problema ci sarà sempre».
È risaputo, infatti, quanto l’influenza cristiana sia forte in Italia. Non è giusto lasciare sole le donne e negare loro i diritti sul proprio corpo e sulle proprie scelte, soltanto per credi e pensieri altrui.
«Pro-life, a favore della vita. Questi non sono a favore della vita. Sapete cosa sono? Sono contro la donna». George Carlin
Ognuno dovrebbe avere la libertà e il diritto di scegliere per il proprio corpo, senza che questo venga negato e/o giudicato.
*Ultimo ginecologo non obiettore del Molise
Fonti: Treccani, IlPost
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